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Proposte d'integrazione per il Contatto di Fiume Mincio


Elenco delle proposte d'integrazione per il Contratto di Fiume Mincio, elaborate dal Gruppo Amici del Mincio nel settembre 2015 e trasmesse agli Enti responsabili della redazione di questo importante strumento di programmazione.

1) PORTATE D'ACQUA DEL MINCIO

Il DL 152 del 1999, recepito con LR 26 del 2003, attuato con DGR 8/2244 del 2006 (PTUA, Programma di Tutela e Uso delle Acque della Lombardia), impone il rispetto del deflusso minimo vitale (DMV) sotto al quale non si può scendere tranne in caso di deroghe limitate e vincolate a situazioni d'emergenza ben definite e dichiarate a livello regionale. In assenza di studi specifici sulle reali condizioni del fiume, il DMV corrisponde al 10% della portata media del fiume, che per il Mincio è stato calcolato essere compreso fra 5.8 e 7.2 mc/s a seconda dei punti (si vedano gli allegati tecnici della PTUA). Purtroppo in diverse occasioni l'inosservanza del rispetto del DMV sembra evidente: analizzando ad esempio i tracciati dei livelli idrometrici di Casale di Goito (se ne veda un esempio qui di seguito) è facile individuare quando la paratia è completamente chiusa (e dunque la portata è nulla) e quando l'acqua viene inutilmente scarica nel Canale Diversivo, per lunghi periodi e apparentemente senza situazioni di crisi legate a siccità o piene concomitanti. Chiediamo agli enti interessati, in particolare AIPO e Consorzio del Mincio, il rispetto assoluto della portata minima fissata a norma di legge dal DMV, sotto al quale non si deve assolutamente scendere, soprattutto nel tratto più critico e delicato del fiume, cioè quello che dopo il partitore di Casale di Goito attraversa la Riserva delle Valli del Mincio e i Laghi di Mantova. Chiediamo inoltre che l'Ente Parco si impegni direttamente nell'interesse del fiume a monitorare il rispetto della normativa e a denunciare presso Regione Lombardia e gli organi competenti le eventuali violazioni.

Livelli idrometrici Casale di Goito, 2014-2014

Chiediamo di completare la sperimentazione sul Deflusso Minimo Vitale avviata nel 2011 (oppure, se non fosse possibile completarla, di ripeterla per intero) in modo da determinare le reali condizioni chimiche, fisiche e biologiche del Mincio. Infatti i livelli d'inquinamento del fiume peggiorano notevolmente a valle di Goito, con l'immissione dei canali Goldone e Osone. Riteniamo che le condizioni dell'acqua siano assai peggiori di quelle previste per il minimo vitale standard, e che quindi la rinascita e la sopravvivenza dell'ecosistema necessitino di portate ben più alte di quelle attualmente fissate per il DMV nella normativa citata prima.

Chiediamo che il manufatto del Vasarone venga ripristinato alla sua piena funzionalità in seguito ai dichiarati danni subiti nel terremoto del 2012, in quanto la piena capacità di scarico fra i Laghi di Mantova assicurata da tale paratia permetterebbe la gestione di portate ben maggiori di quelle attuali in piena sicurezza per la città, potendo quindi garantire un maggior afflusso lungo il Mincio e un adeguato ricambio dell'acqua dei Laghi.

Chiediamo che l'acqua pulita che dal Garda giunge fino a Casale di Goito sia sufficiente almeno a coprire la quantità che viene successivamente derivata a valle dalle concessioni autorizzate, per evitare un eccessivo prelievo d'acqua al corso del fiume, il quale rimarrebbe in gran parte alimentato dai soli affluenti Goldone e Osone che rappresentano importanti fonti d'inquinamento per il Mincio. Ci risulta che le concessioni fra Curtatone (presso Marconi), Angeli (presso Zannellini), Bagnolo (presso Travata) e altre minori, corrispondano a circa 10 mc/s, e quindi chiediamo che tale portata minima sia garantita a Casale analogamente a quanto accade per le derivazioni a monte (ad esempio Canale Virgilio e Fossa di Pozzolo): queste vengono garantite nonostante le loro portate siano ben maggiori, mentre le conseguenze dell'eventuale scarsità d'acqua attualmente gravano quasi esclusivamente sul tratto inferiore del Mincio.

In nome della trasparenza delle istituzioni verso la cittadinanza e per favorire l'interesse e la partecipazione attiva della popolazione nella gestione del territorio, chiediamo la pubblicazione diretta e in tempo reale dei valori delle portate lungo il fiume Mincio, in particolare dopo il partitore di Casale di Goito, dato di particolare importanza per l'ambiente e per la sicurezza pubblica. Come obiettivo minimo e di facile implementazione chiediamo la pubblicazione in tempo reale dell'apertura della paratia di Casale di Goito, dal quale si può stimare il valore della portata tramite calcolo geometrico; inoltre sarebbe utile che sul grafico del monitoraggio idrografico, già consultabile sul sito di AIPO, fosse inserito il livello dello sfioratore per evidenziare in modo chiaro quando l'acqua straborda nel Diversivo.

Oltre alla portata minima necessaria per la sopravvivenza del fiume, chiediamo di studiare e sperimentare la portata massima sopportabile dal sistema idraulico del Mincio in caso di piena. Riteniamo infatti importante la conoscenza precisa di tale valore, sia per la sicurezza pubblica in caso di eventi di crisi, sia per evitare l'urbanizzazione (o intervenire dove l'urbanizzazione c'è già stata) nelle aree che risultano a rischio d'esondazione durante le naturali fluttuazioni della portata del fiume. Infatti l'urbanizzazione in zone storicamente esondabili spesso rappresenta un alibi per limitare la portata del fiume, purtroppo anche in condizioni normali, oltre a rappresentare un rischio per la sicurezza pubblica.

In generale riteniamo che la legislazione sulla gestione idraulica non sia sempre chiara, soprattutto per quanto riguarda le norme nell'interesse dell'ambiente. Chiediamo che venga fatta chiarezza normativa a riguardo della gestione delle portate (in particolare di quelle minime), dei soggetti che si devono occupare del rispetto di tali norme, e delle responsabilità e sanzioni per eventuali inadempimenti.

2) INQUINAMENTO E GESTIONE DEL BACINO IDRICO

La scarsità d'acqua che dal Garda prosegue lungo il corso naturale del Mincio amplifica notevolmente il già grave problema dell'inquinamento degli affluenti, in particolare dei canali Goldone e Osone. Infatti se gran parte della portata del fiume è costituita dall'acqua sporca degli affluenti, gli inquinanti si concentrano e i solidi sospesi si depositano una volta che l'acqua raggiunge il fiume e rallenta. In particolare i depositi stanno causando l'interramento delle Valli e la chiusura del reticolo minore (si veda ad esempio l'immagine seguente dell'emblematica immissione dell'Osone nel Mincio). Una delle cause di questo problema può facilmente essere individuata nel mancato rispetto delle fasce tampone da parte delle attività agricole ed economiche nei confronti dei corsi d'acqua sul territorio: spesso si vedono le colture arrivare fino alle rive nude, mentre la vegetazione che permetterebbe di proteggere parzialmente il corso d'acqua risulta completamente assente e diserbata (si veda ad esempio l'immagine satellitare seguente). Il RD 368 del 1904 stabilisce le norme di polizia idraulica per il cui rispetto i pubblici ufficiali possono procedere d'ufficio, mentre il DM 27417 del 2011 (e relativa normativa regionale) obbliga alla distanza minima di 5 metri fra le colture e i corsi d'acqua, con conseguenze nell'ambito della PAC. Chiediamo ai soggetti interessati l'impegno per il rispetto delle fasce tampone stabilite per legge e l'implementazione di fasce boschive lungo tutti i corsi d'acqua minori e maggiori. Chiediamo inoltre che gli Enti territoriali, a partire dai Comuni, vigilino sul rispetto di tale normativa sul proprio territorio e si impegnino a denunciare e sanzionare eventuali violazioni.

Importanti quantità d'acqua pressoché pulita vengono derivate all'inizio del fiume Mincio poco dopo il Garda, ma vengono restituite al Mincio più a valle tramite gli affluenti e i canali in pessime condizioni fisiche, chimiche, e biologiche. Chiediamo agli Enti, in particolare ai Consorzi di Bonifica, di monitorare la qualità degli scarichi legali e di individuare quelli illegali nel reticolo idrico sotto loro gestione, scovando e denunciando le fonti d'inquinamento alla loro origine e impegnandosi dunque a restituire l'acqua al fiume in buone condizioni, tenendo conto anche della legge 68 del 2015 sui reati ambientali inserita recentemente nel codice penale.

Al momento il depuratore di Peschiera scarica l'acqua trattata interamente nel Mincio appena sotto la diga di Salionze-Monzambano. Oltre alla richiesta di controlli stringenti sulle acque trattate, chiediamo di portare a termine i progetti di ripartizione dello scarico del depuratore negli altri corsi d'acqua, in particolare sopra la diga a monte delle derivazioni dei canali Virgilio e Seriola Prevaldesca, che permetterebbero un'importante diluizione del carico inquinante residuo che ora grava solo sul Mincio decurtato nelle portate di almeno 25 mc/s.

In generale riteniamo che la legislazione sulla polizia idraulica, le fasce di rispetto e gli sversamenti nel reticolo idrico non sia sempre chiara. Chiediamo che venga fatta chiarezza normativa a riguardo dell'ampiezza delle fasce tampone minime e sul controllo degli scarichi, a riguardo dei soggetti specifici che si devono occupare di far rispettare tali norme, e delle responsabilità e sanzioni per eventuali violazioni.

3) GESTIONE DELLA VALLE E DELLA RISERVA

La rigogliosità dei canneti e dei cariceti, di importanza faunistica e paesaggistica internazionale, è collegata alla loro raccolta per le attività economiche passate e all'allagamento della Valle, come storicamente evidente. La biomassa dei canneti abbandonati risulta dannosa per l'ecosistema della palude se non viene raccolta come accade oggi. Visto il divieto attuale della pratica del debbio e la perdita dell'interesse economico per le attività tradizionali, chiediamo di procedere con le ricerche per lo studio e l'applicazione di metodi moderni per l'asportazione e l'utilizzo delle biomasse dei canneti. Bisogna valutare la sostenibilità ambientale di tali metodi (ad esempio un impianto biogas, la pacciamatura, la termocombustione), che devono essere attentamente regolamentati e limitati per rispettare l'equilibrio naturale dell'ecosistema e al tempo stesso permettere una migliore cura dell'ambiente palustre.

La palude delle Valli, come da definizione di zona umida, è sempre stata allagata in modo naturale o artificiale. Tale fondamentale condizione oggi non accade quasi mai a causa del controllo umano, e questo sta causando la bonifica della palude stessa. Chiediamo che si torni ad allagare sistematicamente e con regolarità il territorio della Riserva tramite semplici interventi già presenti sul territorio, con l'obiettivo di far rinascere i canneti assieme alla flora e alla fauna a loro connessi, svolgendo al contempo una funzione di fitodepurazione delle acque. Proprio a tal fine sono stati investiti soldi pubblici con lo scopo di realizzare zone di esondazione in diversi siti della palude: siamo ancora in attesa di concreti ed efficaci risultati.

La sedimentazione in corso nel fiume ha di fatto innalzato il livello del fondale; l'eccesso di limo, proveniente in particolare dai canali Solfero-Godone e dall'Osone, oltre a intorbidire pesantemente l'acqua anche con considerevoli conseguenze biologiche, depositandosi sul fondo agisce da tappo nei confronti della falda freatica. Chiediamo di studiare e di predisporre operazioni di dragaggio dei sedimenti del Mincio al fine di favorire l'afflusso di acqua di falda alla portata del fiume.

Chiediamo interventi di pulizia urgenti e regolari del reticolo idrico minore delle Valli, con la rimozione delle ostruzioni causate da sedimenti, rifiuti e specie invasive, e ripristinando il microcircolo della palude che attualmente sta soffocando.

Alla luce dello stato di incuria in cui versano parecchie zone della Valle, e considerata l'inaccessibilità anche per i volontari di accedere ad alcune zone private per effettuare alcuni piccoli interventi di pulizia gratuita, chiediamo che lo strumento degli incentivi economici ai proprietari di terre incluse nei territori della Riserva (se ripristinati) vengano condizionati alla cura e al mantenimento in buono stato della palude nei relativi territori, previa verifica tramite controlli sistematici e precisi degli effettivi interventi, con l'applicazione fiscale di tali accordi.

 

17 Settembre 2015

 

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